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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa di San Girolamo

Chiesa di San Girolamo

Via Giuseppe Garibaldi, 24



La chiesa di San Girolamo costeggia via Garibaldi, arteria principale del tessuto urbano di Polizzi. Annessa all'antico convento dei Gesuiti, venne costruita tra il 1681 ed il 1730, a spese di Fra' Girolamo Mistretta, su progetto di Fra' Angelo Italia.
Successivamente venne sconsacrata e poi riaperta al culto nel 1992, dopo lungo degrado, assolvendo contemporaneamente alla funzione di grande "contenitore d'arte", quasi un museo d'arte sacra, in quanto vi sono custodite le "emergenze" artistiche via via restaurate.
L'imponente costruzione del Collegio dei Gesuiti, oggi sede del Comune, della Biblioteca Comunale e del Civico Museo Archeologico, occupa un intero isolato e fu l'unica sede in tutto il territorio dell'Ordine dei Gesuiti, giunti in paese prima del 1570, dietro l'invito di alcune famiglie nobili, affinché si occupassero dell'educazione dei propri figli.
Quando gli ordini religiosi vennero soppressi, nel 1866, l'edificio divenne sede del Comune, della Pretura e della Biblioteca.
Sull'impianto architettonico a croce greca si imposta una grande cupola di base ottagonale, coperta da un alto tamburo contraffortato ai vertici, terminante con una lanterna.
L'edificio ha pianta ottagonale centrica e l'interno si struttura tutto attorno al grande vano centrico ove vi si dispongono a girare le cappelle, congiunte da un ampio cornicione continuo per tutto il perimetro e percorsi ricreati tra il muro esterno e i pilastri da sostegno della grande cupola centrale.
Nel prospetto principale della chiesa spicca il portale barocco, attribuito a "Maestri Capidici", su disegno del gesuita Angelo Italia nel quale sono stati intagliati i volti di putti, papi e santi, mentre una fascia fa da marcapiano e divide in due il perimetro della chiesa. Il portale , è un capolavoro d'arte barocca, e contrasta con la severità dell'imponente Collegio gesuitico che occupa tutto un isolato.
Nella parte centrale della copertura svetta la cupola di forma ottagonale.
Tra le opere conservate al suo interno:
- sull'altare la scultura in legno policromo dell'Immacolata Concezione, recentemente oggetto di restauro, di ignoto scultore della fine del XVIII secolo; unica nella dolcezza sprigionata dallo sguardo sereno, bella e luminosa sopra il suo fercolo originale tardo rococò
- la cinquecentesca statua in marmo della Madonna con il Bambino di Giandomenico Gagini. Recentemente trasferita in questa chiesa, fu commissionata per la chiesa dello Spirito Santo dei Padri Domenicani, andata in rovina alla fine dell'800. E' di pregevole fattura: bellissimo il volto della Madonna, ampio e morbido il panneggio delle vesti, un particolare originale è il seno scoperto. Nella base , oltre alle scene dalla Annunciazione, della Natività e della Adorazione dei Magi, figura lo stemma dei Padri Domenicani e l'iscrizione che attribuisce la commissione dell'opera a Joanna De Biaggio nell'anno 1557;
- le preziose tele del XVII secolo di Giuseppe Salerno: Il martirio di S.Stefano", "La Madonna del Rosario" e "La Sacra Famiglia";
- la statua di S. Vincenzo Ferreri (ultimo quarto del secolo XVIII), anch'essa ritornata a splendore dopo recente restauro, opera del Quattrocchi;
- la statua di S. Francesco di Paola, prima custodita nella Chiesa Madre;
- la statua lignea di S. Eligio di uno scultore ignoto del '700, prima conservata nella chiesa di Sant'Orsola;
- Il Compianto su Cristo morto con i Santi Sebastiano e Caterina d'Alessandria del terzo decennio del '500 attribuito a Johannes de Matta;" (Tempera e olio su tela) che proviene forse dalla chiesa di S.Maria Lo Piano.L'ossuta figura del Cristo Morto, il copricapo della Vergine, alcuni atteggiamenti dei volti, la gestualità delle mani, la posa di alcune figure ricordano il Trittico della Visitazione; in modo particolare la donna che si copre il volto con il manto è quasi identica alla donna della pradella del Trittico;
- Il dipinto raffigurante la SACRA FAMIGLIA di Giuseppe Salerno(1625), detto lo Zoppo di Gangi che ha dipinto tanti quadri commissionati a Polizzi dalle ricche famiglie per le numerose chiese, si trovava prima nella sagrestìa della Badia Nuova.Rappresenta una scena apparentemente serena: la vergine Maria e S. Giuseppe che guardano giocare Gesù e S. Giovannino. Sullo sfondo degli angeli suonano l'arpa e il liuto. La serenità però è turbata dalla presenza degli arnesi della crocifissione con cui gioca Gesù: la corona di spine, chiodi, corde, martello, tenaglia. Accanto S. Giovannino tiene in braccio un agnellino e in mano una banderuola dove c'è scritto "Ecce Agnus Dei";
- il "MARTIRIO DI S. STEFANO" (1606) che fu uno dei primi realizzati dal Salerno a Polizzi e rappresenta in modo drammatico la lapidazione del Santo. Il cielo oscuro è squarciato dall'apparizione della Trinità, mentre i carnefici lanciano violentemente le pietre contro il santo in atteggiamento di preghiera.Vicino alle mura di Gerusalemme si vedono persone che assistono stupite alla scena drammatica. Le piccole scene della cornice, in basso, raffigurano i miracoli avvenuti per intercessione del Santo;
- la MADONNA del Rosario (1606) di di Giuseppe Salerno si trovava prima nella Badia Nuova e, come si rileva dall'iscrizione, è stata commissionata al pittore dai nobili Blasi e Lucrezia Rampolla. La vergine siede su un trono di nubi attorniata da una schiera di angioletti che porgono corone di rose e rosari ai Santi e alle suore domenicane. Tutt'intorno vi è un portale dipinto, diviso in formelle, ogni formella raffigura i misteri del rosario;
- l' Annunciazione della Beata Vergine di pittore ignoto del XVI secolo;
- S. Antonio da PadovaPittore ignoto del XVI secolo;
- La Deposizione della Coce di Giovanni Matta (XVI secolo).


Scheda illustrativa [Fonte: Associazione Culturale Natfolia]
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